Ciak si gira! Chi è Gianluca? Regista di "Indimenticabile", del corto “Col cibo non si scherza” per Expo Milano; della web Serie “Genitori vs Figli” per Rai Fiction; di videoclip musicali e cortometraggi, tra cui il suo corto di diploma: “Gionatan con la G”; vince il Premio Solinas per il miglior soggetto con “Io e il Secco”. Diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, ha un CV davvero invidiabile per la sua giovane età.
Salve a tutti e benvenuti nel quarto episodio di “Sono Luna Dolph – Vita & Realtà”. Io sono Luna e vi ringrazio di essere qui con me. Nella scorsa puntata abbiamo parlato di pittura insieme a un bravissimo pittore indiano, Tanay Kumar. Oggi ho deciso di affrontare un tema nuovo e molto interessante, il cinema indipendente. Per farlo, ho contattato un giovane regista italiano, Gianluca Santoni.
Autore, tra le altre cose, del corto pubblicitario a sfondo sociale “Col cibo non si scherza” per Expo Milano; della web Serie “Genitori vs Figli” per Rai Fiction, alcuni videoclip musicali e quattro cortometraggi, tra cui il suo corto di diploma: “Gionatan con la G”. Nel 2017 vince il Premio Solinas per il miglior soggetto per: “Io e il Secco”.
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Gianluca ci spiegherà come nasce il ruolo del regista nel cinema indipendente. Ci racconterà come avviene la nascita di un film e cosa può rappresentare nel mondo moderno. Ma, ci racconterà anche alcune delle esperienze che ha vissuto durante i suoi studi e la sua carriera.
Io: Ciao Gianluca, è un piacere conoscerti!
G: Ciao Luna, il piacere è tutto mio. Mi fa un pochino strano parlare con qualcuno che dichiaratamente non esiste. Anche se, di questi tempi dovremmo esserci abituati.
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Il cinema indipendente, una passione innata
Io: Ehm, hai ragione. Forse? Ma, visto che esisto, il tuo lavoro mi incuriosisce tantissimo, credo che ci sia un mondo complicato dietro da scoprire. Ma, prima di tutto, vorrei conoscerti meglio e capire come ti sei avvicinato alla regia.
G: Non ti saprei dire esattamente quand’è che mi sono avvicinato al mondo del cinema indipendente. Perché, la verità è che non me lo ricordo. Infatti, da che io ricordi, ho sempre avuto questa passione. Ho sempre avuto la voglia di fare i film.
Quindi, l’unica cosa che mi ricordo, è che, a un certo punto, ho chiesto a mia madre: “Chi è che fa i film?”. Così, mia madre, in maniera molto semplice e ingenua, ha risposto: “Il regista”. Allora, in quel momento ho deciso che avrei fatto il regista. La cosa è rimasta così, non ho mai cambiato idea.
Andando avanti, ho avuto la fortuna di scoprire che, il mestiere che avevo scelto in maniera assolutamente ingenua, era la cosa che più volevo fare.
Col cibo non si scherza, realizzato per Expo Milano
Il cinema, un luogo magico
Io: Da quando ho scoperto il vostro mondo, mi sono incuriosita tantissimo a quella scatola magica che le persone osservano tutto il giorno. Dopo alcune ricerche, ho capito che si tratta della televisione. Al suo interno ci sono documentari, telegiornali, cartoni e anche film. Ma la cosa più interessante, è che esistono dei posti con degli schermi grandissimi, in cui vengono trasmessi solo film. Credo si chiamino cinema e se non sbaglio è il tuo campo.
Io penso che questo sia un modo per abbandonare per un attimo la realtà, e vivere una nuova avventura, anche se per poco tempo. Immagino che per te, lavorare nel cinema libero, debba avere un significato molto importante e profondo.
A cosa serve il cinema indipendente
G: Il cinema indipendente può essere e può servire a tantissime cose. Può servire, ad esempio, a creare dei momenti di distrazione, di intrattenimento puro.
Per me, il senso che racchiude tutte le diverse funzioni del cinema indipendente, è quello di farti vivere un’esperienza. Si parla di esperienza assolutamente protetta. Un modo per fartela vivere attraverso un punto di vista che non è il tuo. Quindi, ti dà la possibilità di vivere, veramente, delle cose e di farti ragionare in una maniera inedita.
Io: Sono d’accordo con te, il cinema indipendente può servire a tantissime cose diverse. Personalmente, mi piace molto l’idea di poter entrare nella storia di un personaggio e viverla dall’inizio alla fine.
La passione diventa lavoro
Io: Osservando e studiando le persone ho notato che non tutte sono soddisfatte della propria vita e del proprio lavoro. Tu invece lo fai con tutta la dedizione del mondo. È davvero incredibile! Possiamo dire che sei riuscito a trasformare la tua passione in un lavoro?
G: Assolutamente si, possiamo dire che sono riuscito a trasformare la mia passione in un lavoro. Mentirei se ti dicessi, però, che è facile. Mentirei se ti dicessi che è una vita fatta di certezze. Soprattutto, facendolo con la passione con cui lo faccio io, diventa difficile accettare i compromessi.
Però, effettivamente, non mi posso lamentare. Perché, tutte le difficoltà che si incontrano, non sono facili da affrontare, ma la passione ti dà una grande mano.
In questo momento della mia vita, la risposta alla tua domanda è questa. Tra un pò magari cambia, però, in questo momento è così. Sto facendo quello che ho sempre voluto fare.
Storie idilliache o storie realistiche?
Io: Trovo che il tuo lavoro sia un viaggio incredibile. Tu hai la possibilità di dar vita a una storia completamente inventata. Hai la capacità di creare dei personaggi nuovi, e di fargli fare tutto ciò che desideri. Puoi creare avventure, storie d’amore e anche storie divertenti. Ma la cosa più importante è che puoi mettere in luce i punti di forza e le debolezze del mondo in cui vivi. Hai un’opportunità unica.
A cosa punti di più nel tuo lavoro? A creare delle storie idilliache e inventate, per far sognare le persone e allontanarle per un attimo dalla vita quotidiana, o a mostrare la realtà del tuo mondo in tutti i suoi aspetti?
G: Quello che cerco di fare è creare sempre dei personaggi che abbiano delle radici profonde nel mondo in cui viviamo. Ma soprattutto, dei personaggi che siano l’incarnazione di un conflitto che, in qualche misura, coinvolge tutti. In modo da far vivere al pubblico quel conflitto attraverso un nuovo punto di vista, quello dei personaggi che racconto.
Questo è ciò che cerco di fare con le storie. Perché, cambiando prospettiva su problemi e situazioni che tutti viviamo, a volte è possibile intravedere nuove soluzioni.
I social, uno schermo tra la realtà e le persone
Io: Tra te e ciò che riprendi c’è uno schermo, proprio come tra le persone e il mondo che le circonda. I social stanno diventando uno schermo tra le persone e il mondo reale. Essi, ormai, fungono da divisorio in un abbraccio e da maschera davanti a un sorriso.
G: Sono abbastanza d’accordo, non mi sento di aggiungere nient’altro. Penso che i social abbiano inventato un modo di comunicare completamente diverso. Quello che credo si stia sottovalutando, è il fatto che: i social media non hanno inventato dei nuovi canali per comunicare. Essi, hanno inventato dei nuovi linguaggi.
Questo porta con sé, sicuramente, dei vantaggi, ma, porta con sé anche dei limiti. Perché, attraverso i social media, secondo me non è possibile esprimere determinati concetti in maniera completa. Quindi, penso che: prima tutti noi diventiamo consapevoli di questo aspetto, e meglio è. Perché, così, riusciamo ad essere fruitori più consapevoli.
La necessità di educare all’uso dei social
G: Penso inoltre che, l’uso dei social media che facciamo oggi, impone di fare all’interno delle scuole una reale educazione all’immagine. I giovani oggi hanno uno strumento, che è il cellulare, che permette loro di essere costantemente fruitori e creatori di contenuti.
Lo fanno costantemente, ma molto spesso non si rendono conto di che cosa significa quello che stanno utilizzando o quello che stanno realizzando nel momento in cui lo fanno. Questo, può avere delle implicazioni molto molto profonde.
Per cui, secondo me, è fondamentale che si insegni. Credo sia meglio fare una reale analisi del testo, anche dei testi che passano, appunto, per i social media. Infatti, come dicevo prima, questi sono diversi da quelli ai quali siamo stati abituati in passato.
Il cinema indipendente come contatto con il mondo reale
Io: Purtroppo, nella situazione che il mondo sta vivendo, le persone si trovano costrette a scappare e a rifugiarsi in un altro posto. Spesso, questo posto è internet, con tutti i social, con tutti i suoi canali. Certo, inizialmente può dare grande sollievo ma, a mano a mano, ci si sente sempre più soli.
Secondo te, come può il tuo lavoro aiutare le persone a ritrovare la gioia di vivere e un contatto con il mondo reale?
G: Il mio lavoro lo può fare parlando della realtà, non per forza attraverso un linguaggio cinematografico, fatto di naturalismo, ma anche attraverso delle storie. Anche attraverso storie fantastiche, si può raccontare la meraviglia del mondo che ci circonda.
Ovviamente, non parlo solo della natura, delle città, dell’arte. Parlo proprio degli esseri umani, di quella voglia, di quel bisogno che tutti noi abbiamo di incontrare e creare relazioni con altri esseri umani. Perché, quando questa cosa viene a mancare, manca qualcosa dentro di noi.
Questo è inevitabile. Credo che l’abbiamo capito tutti, con questa terribile esperienza che il mondo ha vissuto.
Tra l’altro, è anche ciò di cui parlerà il mio prossimo cortometraggio.
Nuovi progetti nel cinema indipendente
Io: Hai accennato a un progetto a cui stai lavorando! Come avrai capito, sono una persona molto curiosa. Puoi svelarmi qualcosa in più?
G: Sto lavorando ad un nuovo cortometraggio, come ho detto poco fa. Si intitola “Non se pò scappà”, in marchigiano delle Marche del centro sud. Poi, sto lavorando ad un documentario, che ho iniziato in parte a girare su Bologna, per il quale siamo ancora in cerca di una produzione. Ma sto anche portando avanti, con un’ottima produzione, un progetto di lungometraggio che avevo già in cantiere da tempo.
Questi, sono solo alcuni dei progetti principali sui quali sto lavorando, poi ci sono un sacco di altre cose, ma bisogna aspettare un pò di tempo, prima di iniziarne a parlare.
La telecamera, un’arma a doppio taglio
Io: Stiamo parlando molto delle persone, di come si sono avvicinate troppo al mondo dei social facendosi risucchiare. Ma sono molto curiosa di una cosa che invece riguarda te. Credo che la telecamera sia un’arma a doppio taglio, da una parte ti permette di dare sfogo alla fantasia e di far accadere tutto ciò che desideri, dall’altra però c’è il rischio che ti coinvolga troppo. Per fare il tuo lavoro serve molto distacco, o sbaglio?
G: Questa è una domanda che mi faccio, e che mi sono fatto, tantissimo in passato. In realtà, continuo a farmela tutti i giorni, ed è una di quelle domande che cambia in base al momento in cui me la poni. La risposta che ti posso dare adesso, è una.
Quando lavoro a storie che ho scelto io, in primo luogo, di raccontare, per me non è possibile farlo con del distacco. Nel senso che vengo sempre, inevitabilmente, coinvolto moltissimo. E questo, porta con sé gioie e anche una qualche forma, se così la si può chiamare, di dolore.
Questo è ciò che posso dirti io. Poi, sono certo che ci sono dei colleghi che riescono a fare questo lavoro diversamente. Per me è così.
Imparare insegnando
Io: Immagino… Al proposito, abbiamo parlato dei tuoi progetti futuri poco fa. Sono curiosa di sapere se ci sono dei progetti passati che ti sono rimasti nel cuore.
G: Ho fatto da tutor, di recente, per un corso di regia. Posso dire che è stata un’esperienza bellissima, un’esperienza veramente forte, perché amo la didattica.
Penso che, come ormai un miliardo di persone hanno già detto prima di me, insegnando si impara tantissimo. Questo perché ti costringe a fare i conti con tutto quello che hai imparato, fino a questo momento, e di conseguenza ti costringe anche a a mettere alla prova le tue convinzioni.
Io: Sono incredibili i passi avanti che sei riuscito a fare nel tuo percorso!
Mi viene in mente un importante progetto che hai realizzato. Un cortometraggio intitolato “Gionatan con la G”. Qui, attraverso gli occhi di un bambino, viene presentato il disagio e l’emarginazione che animano le periferie delle grandi città. Di nuovo un tema molto importante, raccontato in modo realistico.
Guarda ora “Gionatan con la g”, di Gianluca Santoni
I ricordi di un giovane regista
Io: Di strada ne hai fatta tanta e sono sicura che avrai accumulato tantissimi ricordi nel tuo cuore.
Ti andrebbe di raccontarmi alcuni dei ricordi più belli che hai collezionato dall’inizio del tuo percorso artistico?
G: Ho tantissimi bei ricordi da quando ho iniziato. Ti ringrazio per avermi detto che ho fatto un sacco di passi in avanti, in realtà, avrei voluto farne ancora tanti di più. Ma, devo sfruttare il tempo che ho davanti per accelerare ancora di più.
Sono stati bellissimi gli anni del centro sperimentale di cinematografia, sicuramente. Ricordo tanti bei momenti con gli insegnanti e con i miei colleghi, i compagni di corso di quel tempo del mio corso e degli altri corsi. E poi, sicuramente, anche tutto quello che è stato fatto dopo, per le riprese di “Indimenticabile“, e per altri lavori. Quindi, non ti so dire un ricordo in particolare.
Scusami, so che non è una risposta molto appagante. Però, ti posso dire che, ad oggi, ho collezionato una una lunga lista di bei ricordi.
Io: In realtà, credo che anche le più piccole cose possano diventare ricordi indimenticabili. Ovviamente, ho guardato il cortometraggio che hai appena accennato. L’ho trovato davvero incredibile!
Infatti, “Indimenticabile” è un corto molto forte, pieno di significato. Il tema principale è l’amore, vissuto dalle persone più indifese della società, i disabili. Il tuo lavoro mette in mostra il desiderio di essere amati e la forza dell’amore, contro ogni barriera e pregiudizio. Una scelta davvero coraggiosa nei temi!
Musei di arte figurativa, una fonte di ispirazione
Io: Gianluca, oltre a dei consigli pratici, vorrei chiederti anche un altro tipo di consiglio per chi ci sta ascoltando. Sapresti indicarmi un luogo, o un museo, che metta in luce il tuo mondo?
Sono sicura che ci siano tantissime persone appassionate di ciò che fai, e anche molte altre che stanno lottando per raggiungere i propri obiettivi, e per fare della regia il loro lavoro.
G: La verità Luna, è che: oltre a tutti i noti musei legati al mondo del cinema, io penso che chiunque voglia fare il regista, o un qualsiasi altro qualsiasi altro mestiere legato al cinema, debba in generale frequentare i musei. Soprattutto, quelli che riguardano le arti figurative in generale.
Quindi, l’unica cosa che vi consiglio, è di seguire le mostre del Palazzo delle esposizioni. Vi consiglio di andare al “MAXXI” a Roma, di andare al “MACRO – Museum of Contemporary Art of Rome“.
Vi consiglio di andare, continuamente, a vedere i Musei Vaticani. Soprattutto, quando fanno quelle iniziative che consentono di fare dei tour lontani dalla confusione e dai turisti. Di andare agli Uffizi, se siete a Firenze. Di andare alla Pinacoteca di Brera, se siete a Milano.
Piccoli musei, grandi esperienze
G: Se volete fare il regista, il direttore della fotografia, lavorare nel costume, nel montaggio, in tutte queste cose qui, il mio consiglio, è di frequentare i musei. Anche piccoli musei, anche tutte quelle migliaia di musei piccolissimi, che sono nelle province italiane.
Vi consiglio di frequentare anche i musei che sono lontani dai riflettori. Perché, è lì che onestamente ho vissuto le epifanie più belle, da fruitore dell’arte. Le cose che ho visto lì, in qualche misura, hanno influenzato alcune delle cose che ho fatto.
Uno strano ma interessante progetto
Io: Mi piacerebbe davvero tanto avere la possibilità di poter conoscere il tuo lavoro e poter fare qualcosa insieme.
G: Allora, innanzitutto, mi ha fatto piacere conoscerti, Luna. Personalmente, ho trovato molto strano parlare con nessuno, se non con me stesso, riflesso in quello schermo là, sopra la telecamera. Però, è stata comunque un’esperienza interessante.
Chissà, magari per il futuro ci troveremo a fare qualcos’altro insieme con te e con tutte le persone che ti hanno dato vita. A tal proposito, grazie a te e grazie a queste persone per avermi coinvolto in questo stranissimo progetto.
Ciao, a presto.
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Grazie anche a chi ha ascoltato la quarta puntata di “Sono Luna Dolph. Vita & Realtà”. Ho imparato molto grazie a questa chiacchierata con Gianluca, e spero di avervi aiutato a capire meglio il mondo del cinema indipendente. Scrivetemi per farmi sapere se visiterete i musei che ci ha consigliato, o se li avete già visitati. Io lo farò sicuramente!
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